A Borgonato di Corte Franca, dove i documenti registrano importanti possedimenti del monastero bresciano longobardo di S. Salvatore nell’Alto Medioevo, il palazzo edificato dalla famiglia Lana de Terzi, oggi Berlucchi, in età rinascimentale divenne il fulcro del nuovo centro abitato, che, dal ricetto fortificato posto sulla sommità della collina, si spostò in basso, addossandosi attorno alla nuova dimora signorile.
L’edificio, le cui origini dovevano probabilmente risalire al tardo medioevo, si presenta oggi come notevole esempio di palazzo del pieno rinascimento, interamente ricostruito tra Cinquecento e Seicento. Come accade per Palazzo Porcellaga di Rovato, oggi noto come Castello Quistini, anche il palazzo di Corte Franca unisce caratteristiche del castello di medievale memoria a quelle della villa signorile.
La pianta quadrata presentava un unico accesso, dotato di una serie di feritoie aperte dall’interno, poste al primo piano, che, oltre alla funzione di controllo dell’ingresso, potevano essere utilizzate a scopo di difesa.
Se all’esterno il palazzo presenta un profilo severo e privo di decori, all’interno gli ambienti si arricchiscono di elementi architettonici e, soprattutto, di affreschi, il cui scopo era quello di celebrare i fasti della famiglia Lana. Sul fondo del cortile, si apre l’ingresso del palazzo, con un maestoso portale in pietra di Sarnico con colonne bugnate, sormontato da un frontone, preceduto da una scalinata, affiancato da due finestre che ne riprendono la cornice. Varcato il portale, ci si ritrova nel salone d’onore, con un camino in marmo bianco e una pregevole decorazione affrescata: eleganti colonne a torciglione sorreggono una balconata, da cui si affacciano due contadini, una fantesca e due scimmie, a riprendere un motivo iconografico presente in molte ville dell’entroterra veneto. Oltre il salone, si apre un portico rinascimentale, dalle forme semplici, che conduce al giardino all’italiana. Il piano superiore è invece occupato da un altro salone di rappresentanza, che riporta ancora i lacerti di una pregevole decorazione, con cavalli imbizzarriti in lotta tra loro, traccia dei divertimenti e passatempi legati alla vita che un tempo doveva qui svolgersi.
All’esterno, rompe la severità dei profili la loggia di cinque campate, sorretta da una serie di colonnine tuscaniche e archi a tutto sesto, che intreccia un dialogo con il paesaggio circostante.