Erbusco

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della Pieve di S. Maria Maggiore

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Situata sull’asse di collegamento di un’antica via romana, a poca distanza dall’abitato, posto sulla strada di congiunzione tra Brescia e Milano, era forse originariamente collegata al pago di Alino (nell’attuale località di Zocco di Sopra), la cui esistenza è provata sin dal X secolo.

Nonostante l’edificio si presenti di datazione più tarda, con elementi tra il romanico e il rinascimento, le ricerche archeologiche hanno portato alla scoperta di evidenze altomedievali, confermando la presenza di un insediamento già a partire da quella fase storica. Dagli scavi è emerso un piano d’uso contenente cenere, resti di pasto e frammenti di contenitori da fuoco in pietra ollare, associato ad un piano in cocciopesto che documenta come l’area fosse abitata già in questo periodo.

L’esistenza di una chiesa in età preromanica è provata da tracce di sepoltura, associate ad un’aula di culto. Per avere un’ulteriore prova dell’esistenza di questa chiesa più antica, basta fare il giro dell’edificio e guardare l’esterno della parete di sinistra: qui, tra i filari irregolari di pietre della muratura, si possono notare frammenti di decorazione scultorea altomedievale, reimpiegati nella chiesa romanica, forse pertinenti ad un pluteo, ossia alla transenna scolpita che separava il presbiterio dallo spazio della navata: questi frammenti proverrebbero da una costruzione preesistente quella attualmente visibile, la cui datazione oscillerebbe tra l’VIII e il X secolo.

A partire dal XII secolo, l’edificio ecclesiastico venne riedificato in stile romanico: la bella abside, databile alla seconda metà del XIII secolo, costruita con conci di marmo squadrati, forse provenienti dalle cave di Zandobbio, mostra un basamento massiccio su cui si imposta una decorazione di semicolonne comprendenti doppi archetti con peducci. A coronamento del catino absidale, corre una decorazione a dentelli.

La Pieve sorge all’interno di un castrum fortificato: se ne legge ancora chiaramente il prospetto sud, con la struttura del ponte levatoio, l’ingresso ad arco centrale ribassato e bolzoni soprastanti (travi predisposte nei fortilizi tardomedievali e moderni alla manovra di passerelle e ponti levatoi tramite un sistema di contrappesi).

Nel XV secolo, la pieve venne ampliata e restaurata: la navata assunse l’aspetto che oggi le conosciamo, ad aula unica con arconi ogivali a scandire le campate. A questo intervento si deve anche il rinnovo della decorazione interna, collocabile tra il 1430, data presente nell’iscrizione che accompagna l’Annunciazione del primo registro, e il 1524, che compare sul San Nazaro della parete sinistra dell’abside.

La decorazione pittorica sopravvissuta si concentra nella zona del catino absidale, ma lacerti presenti sulle pareti della navata e sui contrafforti ci inducono ad immaginare un interno completamente dipinto. Nell’abside, la decorazione è suddivisa in diversi registri e comprende sia riquadri singoli in forma di ex voto che un ciclo vero e proprio di storie neotestamentarie. Nel primo registro, restano la notevole Annunciazione, piena di rimandi all’arte della miniatura e alla scuola veronese, e la Madonna con il Bambino, che mostra rimandi all’arte degli Zavattari e di Gentile da Fabriano. A Gentile, uno dei più importanti maestri del tardogotico in Italia, rimandano le Storie della Vergine della parte superiore del catino, databili alla metà del XV secolo.

 

Informazioni utili
Pieve di S. Maria Maggiore
Indirizzo: via Castello, 25030 Erbusco
Orari di apertura: tutti i giorni 9-19

Bene di proprietà privata